*ITA Audiophile Sound, Daniele Cecchini (sep.2008)
*ITA Jazz Magazine, Enzo Pavoni (jan.2007)
*ITA Evolution-music, (feb. 2007)
*ITA Soudcontest.com, Pietro Mazzone (oct 2008)
*ITA Altri Suoni, Olindo Fortino (maj 2007)
*USA All About Jazz, Budd Kopman (maj 2007)
*ITA Jazz Convention, Diego D’Angelo (mar. 2007)
*ITA Jazzitalia, Marco De Masi (jan. 2007)
*ITA Musica Jazz, Luca Conti (feb. 2007)
*ITA Musica Jazz, TOP JAZZ 2006 (jan. 2007)
*ITA La Stampa Web, Gianmichele Taormina(dec. 2006)
*FRA Abeillemusique.com, (dec. 2006)
*ITA Jazzit, Marco Delle Fave (nov. 2006)
*ITA All About Jazz, Angelo Leonardi (oct. 2006)
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ITA Audiophile Sound, Daniele Cecchini (sep.2008)
Nella musica di Coherent Deformation appaiono fugaci ma continui richiami a una tradizione jazzistica preesistente, che nella prima traccia (Translated Room) è il mainstream e altrove il funky. Tutto passa comunque attraverso il filtro del flusso di coscienza pianistico di Giancarlo Tossani, talvolta in preda al demone di Cecil Taylor, mentre anche la ritmica abbandona spesso la pulsazione nota in favore di vampate free. Questa volta abbiamo di fronte un gruppo completamente italiano, che però suona perfettamente in sintonia con la scena avanzata newyorkese, senza troppi europeismi di mezzo. Oltre al leader pianista (ma qui anche agli effetti digitali), i Synapser sono Achille Succi al sax alto e i clarinetti, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, Cristiano Calcagnile alla batteria. La scrittura musicale di Tossani (tutti i brani tranne uno sono suoi) si appoggia su sostegni ritmici in cui il funky o lo swing sono così friabili da dissolversi in un contesto astratto e ultramoderno, mentre le traiettorie tematiche sono rese necessariamente oblique dai procedimenti armonici, che non conoscono il normale percorso dei changes verso la risoluzione della tensione. Tra i brani, FlushLush è un meccanismo ritmico ossessivo che pare la versione audio di un incubo di Goya; Sounds for Swimming è una onirica gabbia elettronica che spinge i quattro musicisti a muoversi alla ricerca di una via di fuga; l’aspro e inquietante The Fog è il tema dell’omonimo film di John Carpenter, qui lasciato alle mani dei soli Tossani e Succi; in Musicascope la ritmica è come una tela di ragno per le arrampicate del sax. Registrazione al passo coi tempi: i volumi molto pronunciati spingono in avanti l’immagine del gruppo. Più che di profondità scenica bisogna qui parlare di suono in aggetto. La scena risulta poi decisamente riempita di fenomeni sonori, senza il minimo spazio vuoto all’orizzonte. La dinamica ricorre di rado alle mezze tinte, che comunque la qualità della registrazione permetterebbe. I microcontrasti sono curati in modo tale che ogni strumento riesce a stagliarsi nitidamente rispetto all’insieme, anche se il dettaglio in certi vortici di suono tende a offuscarsi, specialmente nel registro medio-grave. Sembra che qui si stia cercando un connubio tra l’acusticità del jazz e il suono personalizzato a piacimento del rock: da qui la compressione dei tamburi e il pulviscolo di effetti elettronici. La cosa sorprendente è che in questa ottica i parametri non vanno valutati singolarmente ma nel loro risultato complessivo, che è ben superiore: il sound è infatti architettato ad hoc per questa musica, come un vestito di sartoria, ma di taglio decisamente poco classico.
ITA Jazz Magazine, Enzo Pavoni (jan.2007)
Le aspettative positive fatte intuire dal precedente Beauty Is A Rare Thing superano le più rosee previsioni con la seconda prova su Auand del pianista/tastierista/compositore Giancarlo Tossani. In Coherent Deformation l’artista è circondato dal contrabbassista Tito Mangialajo Rantzer, dal batterista Cristiano Calcagnile e dal sempre più maturo e sorprendente Achille Succi. Incredibile, poi, come gli ultimi due sappiano trovarsi ogni volta nelle “situazioni creative” più interessanti, affiancando i migliori jazzisti nazionali. Il quartetto è benedetto dal raro dono del perfetto affiatamento, un merito che, almeno al cinquanta per cento, è da attribuire a Tossani, alla sua maniera di concepire uno small group, all’interno del quale applica un’interessante forma di “autorevolezza democratica”, invogliando i partner a rispettare senza traumi le parti d’assieme, ma concedendo loro, nel contempo, anche gli spazi per esprimersi in libertà. A tal proposito, basta dare ascolto a quanto combina Succi nell’inquieta e trasversale “Hip Hop Zero Up And Down”, mentre al di sotto vibrano/incalzano i ritmi spezzati di Calcagnile, le acide tastiere del leader e la granitica cavata di Rantzer.
ITA Evolution-music, (feb. 2007)
“Coherent Deformation”, capitolo secondo a nome Tossani per casa Auand, conferma le doti di compositore del pianista cremonese: scrittura essenziale, temi densi e un linguaggio improvvisativo libero e pungente consentono (come nel precedente “Beauty is a Rare Thing”) di dar luce all’amalgama collettivo e al simbiotico interplay del Synapser, cornice che valorizza appieno le qualità solistiche dei quattro. Già “Translated Rooms” mostra le peculiarità dell’album: la frontline Succi/Tossani libera le note dei propri strumenti sui tappeti ritmici incalzanti e intricati di Mangialajo Rantzer e Calcagnile e in “FlushLush” pensieri ovattati scorrono tra riff ripetuti, unisono e percussioni varie. La leggerezza di “Sounds for Swimming” (dove bit acustici ed elettronici si fondono a melodie sottili) e un intermezzo largo (“The Fog”) introducono brani (“Hip Hop Zero Up And Down” e “Musicascope”) dove all’elemento percussivo tipico dell’intero lavoro si sommano improvvisazioni e spunti elettr(on)ici più marcati. Una continua esplorazione strumentale, per un disco sicuramente non semplice, che necessita di un ascolto dedicato, ripagato però da grande soddisfazione.
ITA Soudcontest.com. Pietro Mazzone (oct 2008)
estratto da: AUAND SHORT STORY
…la musica degli album Auand – in fondo non stiamo che chiarendo una questione etica – si caratterizza per la piu’ completa assenza di coloranti e conservanti. E’ musica naturale, magra, bioetica, poco spettacolare, non muscolare.
E neanche mai solare e rassicurante. Piuttosto invece lunare e assorta, intimamente inquieta, dai colori cangianti e indefinibili, dalle strutture fragili e sfuggenti, dagli umori corruscati e notturni, come in Beauty IsA Rare Thing e in Coherent Deformation, il sesto e il dodicesimo dei cd pubblicati da Auand (2004 e 2006), firmati dal quartetto Synapser di Giancarlo Tossani, un pianista che proprio grazie ad Auand si sta imponendo al pubblico, con Achille Succi al sax contralto e al clarinetto basso, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria.
Una musica allarmata, arrembante, agra, psichicamente insurrezionale, perfettamente ormolodica, se qualcuno ha mai capito cosa siano veramente le teorie colemaniane; e, a proposito del geniale sassofonista texano – e andando ad acciuffare un’altra delle grandi questioni attorno a cui ruota la faccenda Auand – una musica a bassissima influenza coltraniana e che segue invece i sentieri esoterici e impervi della poetica ornettiana, dunque poco tenoristica e invece guizzante e nasale come il suono del contralto.
ITA Altri Suoni. Olindo Fortino (maj 2007)
Auand è ormai diventata trampolino di lancio e ricettacolo di grandi talenti. Qui è la conferma di quello che ci stupì un paio d’anni fa con l’esordio di Beauty Is A Rare Thing, il pianista cremonese Giancarlo Tossani, ora più che mai generoso nell’offrire ad un pubblico allenato con ascolti profondi ed “impegnativi” pane per i suoi denti. Coherent Deformation è infatti un disco che starebbe assai bene nel catalogo di etichette quali Leo oppure Emanem, vetrina e passaporto per l’estero di un quartetto già rodato nell’evitare tutti quei vicoli ciechi che solitamente si presentano in esplorazioni sonore dalla trama fitta e accidentata. Autore di tutte le composizioni (eccetto “The Fog” di John Carpenter, trasfigurata a mo’ d’interludio cameristico) Tossani ne definisce i contorni con un pianismo libero (free) dinamico e ricercato perchè ritmicamente irreprensibile, preciso e fine. Ascoltatelo in “Hip Hop Zero Up And Down” e “Beauty So Difficult”, come per dire, una mano nelle alchimie zawinuliane e un’altra che sfiora le nuvole tayloriane. Altrove è tutto un gioco di rifrazioni tematiche e scale asimettriche, timbri acidi e distesi, drammatici e colloquiali, con il contralto e il clarinetto di Achille Succi potentemente icastici e il contrabbasso di Tito Mangialajo Rantzer che avvolge tra il felpato e il febbrile la robustezza percussiva di Cristiano Calcagnile, a tratti creativamente inarrestabile. L’insieme di tale tasso tecnico trasluce tanto in “Translated Rooms” e “Sounds For Swimming” quanto in “Musicascope” e “Double-Face”, cornici sonore in cui palpita un gioioso eppur serrato pragmatismo improvvisativo, che rimbalza tra soluzioni acustiche, elettriche ed elettroniche, sentieri irregolari che s’incurvano spontanei verso l’effetto sorpresa. Qualcuno ha parlato di Coherent Deformation come di un disco non facile, questione di (false) impressioni, in verità vi dico che si tratta di un’opera sottile e articolata, ma talmente ricca di tensione e propulsione che sarà per voi un piacere accorgervi d’essere arrivati all’ultima traccia senza neanche un filo di noia.
USA All About Jazz, Budd Kopman (maj 2007)
from:
Achille Succi: Lyrical and Free
Published: May 6, 2007
By Budd Kopman
www.allaboutjazz.com
(…)
Synapser/Giancarlo Tossani
Coherent Deformations
Succi is the front line and main soloist in this high energy but reasonably accessible modern jazz. The dynamic music has clear, developed motifs and driving rhythms that will get you moving. Synapser, which is led by composer/pianist Giancarlo Tossani, is a very tight group and the interplay between not only Succi and Tossani but also the rhythm section of bassist Tito Rantzer and drummer Cristiano Calcagnile, is a delight to hear unfold.
Stylistically quite varied, Tossani uses some electronics and both Succi and Rantzer sometimes make sounds rather than play notes. However, each piece has a rigorous developmental logic that is easy to follow.
The center third of the album, “Sounds For Swimming,” “The Fog” and “Hip Hop Zero Up And Down” provides a good example of the group’s flexibility. The first piece is an extended collage, held together as always by motifs, of vaguely water-related music with very exciting rhythmic underpinnings. “The Fog” (by John Carpenter) is a two-minutes long, beautiful and atmospheric piece that acts as a cleanser for the ears. Despite the title, “Hip Hop” does not descend to that level of simplicity, but rather builds to a much more complicated groove with Succi flying above it all.
Put this on when you need a pick-me-up. Terrific.
ITA Jazz Convention, Diego D’Angelo (mar. 2007)
Dopo neanche due anni dall’uscita dell’album d’esordio, Beauty is a rare thing, Giancarlo Tossani e il suo quartetto Synapser tornano alla carica con un altro disco, che non delude in nessun modo le aspettative. Un’evoluzione, per quanto in così poco tempo, c’è stata: abbandonando quel certo minimalismo che contraddistingue il primo lavoro, in questa seconda tappa su disco le armonie si fanno più complesse, ancora più spazio viene dato al free, e non mancano momenti – come in Translated Rooms – in cui le due cose si sommano a temi melodicamente ispirati, che in qualche modo possono ricordare qualche lavoro di Ornette Coleman, specialmente grazie a un incredibile Achille Succi al sassofono. In FlushLush, l’elettronica abbandonata per un attimo nel brano precedente torna predominante: come al suo solito Giancarlo Tossani fa un uso sapiente di piccole cellule di musica elettronica, che rendono la musica ancora più scorrevole e incalzante, pur rimanendo nell’ambito di una ricerca armonica e ritmica serrata. In Beauty So Difficult sembra addirittura che sia dia una strizzatina d’occhio a un sorta di post-bop delirante: il luogo ideale per mettere in risalto le qualità di Tito Mangialajo Rantzer, che sorregge il brano con inventiva e quasi un po’ di ironia. Unico brano non a firma Tossani nell’album, The Fog, costruisce un’atmosfera da film noir, rarefatta, su un ritmo quasi assente, o meglio solo suggerito. Del resto, non per nulla il brano è a firma John Carpenter.
Il pianista cremonese dimostra ancora una volta di aver centrato la formula del suo Synapser: una grande voglia di trovare soluzioni musicali stimolanti, combinata a una grande serietà – ma con la capacità di fare un po’ di autoironia, che non guasta mai -, non poteva che fruttare un’ottimo disco, più che degno prosecutore di un discorso musicale e personale iniziato due anni fa. E l’esperienza accumulata in questo tempo grazie alla gran quantità di concerti in giro per l’Italia ha sicuramente aumentato la coesione interna di un gruppo già affiatatissimo grazie alla condivisione di un ideale comune: quello di portare “nuovi significati, permettendo agli ascoltatori di fare un decisivo passo in avanti”, parafrasando Merleau-Ponty.
ITA Jazzitalia, Marco De Masi (jan. 2007)
Se in Italia c’è un musicista che ha assorbito la lezione di musicisti come Ornette Coleman ed Eric Dolphy, quello è Achille Succi: straordinario sassofonista (e clarinettista) dell’ottima formazione di Giancarlo Tossani, giunta al suo secondo disco per la Auand.
C’è da dire subito che “Coherent deformation” non contiene musica di facile fruizione: deformando gli ingredienti della tradizione afroamericana e quelli “colti” europei in un linguaggio coerente, pieno di energia, ma allo stesso tempo lontano dai consolidati e largamente apprezzati paradigmi del mainstream. E questo per l’arte è senza dubbio un bene. Forse però dal punto di vista della popolarità…
Le ambiguità armoniche di Hip hop zero up and down insieme all’imprevedibilità delle sue voci solistiche; il tema incisivo di Translated rooms seguito dall’improvvisazione free del sax alto sostenuta da una sezione ritmica esaltante; l’intelligenza armonica del leader Giancarlo Tossani non sono che un’incompleta rappresentazione per parole di un disco che andrebbe affrontato composizione per composizione per essere compreso veramente nel profondo.
Limitiamoci quindi a un’analisi più superficiale: la tensione e la vivacità che il quartetto riesce ad imporre ad ogni passaggio della propria musica, lasciandosi guidare non dalle strutture ma dal coinvolgimento emotivo nella creazione-improvvisazione di ogni brano, restituisce ai brani un sapore colemaniano e allo stesso tempo attuale. I temi sono spigolosi, pungenti; esposti dalle ance oppure dal piano, fanno da preludio alle improvvisazioni sostenute da complessi intrecci ritmici dove risalta la fortissima compattezza dell’organico che, tra gli scenari rarefatti di The fog e quelli più densi di Beauty So Difficult (risposta a Beauty is a rare thing, capolavoro di Ornette Coleman e titolo del primo disco dei Synapser) ci guiderà nella misteriosa esplorazione della propria musica. Ottimo.
ITA Musica Jazz, Luca Conti (feb. 2007)
Onore alla Auand per aver concesso una seconda prova discografica al cremonese Tossani e al suo quartetto Synapser, che replica con risultati ancor più interessanti il già brillante esordio del 2005 di «Beauty I sA Rare Thing». A differenza del lavoro precedente, in questo caso è Tossani che si fa carico dell’intero impegno compositivo, escluso il breve frammento di John Carpenter, The Fog, tratto dalla colonna sonora dell’omonimo film e che qui funge, per così dire, da elemento divisorio delle due parti del disco. Si tratta di un album che poco concede al facile ascolto, va detto subito, fornito com’è di temi spigolosi e di ardua esecuzione, oltre che di un interplay molto intenso e serrato. L’impressione iniziale è quella di un progetto che suscita più ammirazione – per le brillanti doti strumentali sfoggiate dal quartetto – che trasporto emotivo, tanto da chiedersi se Tossani voglia suggerire all’ascoltatore di contemplare la sua musica con un certo distacco, quasi da una distanza «di sicurezza». Questo avviene soprattutto nel brano d’apertura, Translated Rooms, che lascia una certa impressione di déjà entendu fin quando non si riesce a penetrare la sottile e rigorosa logica che pervade gli assoli, specialmente quelli di Succi. Quel che più abbiamo apprezzato è l’intelligente uso dell’elettronica, decisivo nell’indirizzare le sorti dei brani in cui viene impiegata, mentre una menzione particolare va all’astuto contrabbasso di Mangialajo, il perno attorno al quale ruota l’intero gruppo. Un disco che cresce a ogni ascolto e che lascia intravedere significativi sviluppi.
ITA Musica Jazz» TOP JAZZ 2006 (jan. 2007)
MIGLIOR NUOVO TALENTO ITALIANO 2006 / ITALIAN RISING STAR 2006
n. 1: Giancarlo Tossani
DISCO ITALIANO DELL’ANNO / THE ITALIAN RECORD OF THE YEAR
n. 8: Coherent Deformation ||
ITA La Stampa, Gianmichele Taormina(dec. 2006)
(…) Sfogliando le classifiche, per la sezione “Miglior Nuovo Talento Italiano”, si assesta al primo posto il pianista cremonese Giancarlo Tossani, reduce dall’incisione del suo secondo splendido lavoro intitolato “Coherent Deformation” pubblicato per l’etichetta Auand (…)
FRA Abeillemusique, (dec. 2006)
Le pianiste Giancarlo Tossani poursuit les relations incestueuses entre jazz et musiques d’avant-garde avec ce nouvel album où il retrouve l’excellent Achille Succi au saxophone. En quartet dépouillé de tout artifice, Tossani emmène sa machinerie rythmique vers des territoires inédits où se dépouillent harmonies, mélodies et rythmes sous le contrôle parfois distant de ce curieux maître d’œuvre (Beauty so Difficult). Toujours en quête de sonorité inédites (l’intro de Sounds for Swimming), Tossani sait aussi garder un certain classicisme pour exprimer la beauté simple (The Fog). Un artiste passionnant car libre et détaché de toute influence.
ITA Jazzit, Marco Delle Fave (nov. 2006)
“Coherent Deformation”, capitolo secondo a nome Tossani per la Auand di Marco Valente, conferma le doti di compositore del pianista cremonese: scrittura essenziale, temi densi e un linguaggio improvvisativo libero e pungente consentono (come nel precedente “Beauty Is A Rare Thing”) di dar luce all’amalgama collettivo e al simbiotico interplay del Synapser, cornice che valorizza appieno le qualità solistiche dei quattro. Già Translated Rooms mostra le peculiarità dell’album: la front-line Succi/Tossani libera le note dei propri strumenti sui tappeti ritmici incalzanti e intricati di Mangialajo Rantzer e Calcagnile (che conferma superba prova del precedente cd) e in FlushLush pensieri ovattati scorrono tra riff ripetuti, unisono e percussioni varie. La leggerezza di Sounds For Swimming (dove bit acustici ed elettronici si fondono a melodie sottili) e un intermezzo largo (The Fog) introducono brani (Hip HopZero Up And Down e Musicascope) dove all’elemento percussivo tipico dell’intero lavoro si sommano improvvisazioni e spunti elettr(on)ici più marcati. Una continua esplorazione strumentale, per un disco sicuramente non semplice, che necessita di un ascolto dedicato, ripagato però da grande soddisfazione.
ITA All About Jazz, Angelo Leonardi (oct. 2006)
A due anni dal precedente Beauty Is A Rare Thing, il quartetto Synapser di Giancarlo Tossani esce con un lavoro in linea con la bella ricerca precedente ma più organico e maturo, tale da collocarlo ai livelli del miglior jazz nazionale.
Merito della tenacia che i musicisti spendono in questo progetto (di sintesi tra contemporaneità e avanguardia storica), delle brillanti doti individuali e del sostegno avuto dalla giovane etichetta Auand, una delle realtà più stimolanti dell’attuale panorama italiano ed europeo.
Se il titolo del precedente lavoro, includendo l’omonima composizione di Ornette Coleman, evidenziava un riferimento privilegiato a quell’artista, stavolta il percorso musicale si snoda con piena padronanza dei riferimenti espressivi (che sono meno riconoscibili) in un lavoro impregnato di vivaci dinamiche ritmico-melodiche, che si snodano in un creativo e coinvolgente dialogo tra i solisti.
Anche se non mancano episodi d’astratto camerismo (”The Fog” e in parte “Double Face”) l’estetica del quartetto e la logica delle composizioni (tutte di Tossani) lascia spazio alla relazione tra il sassofono e i clarinetti di Succi e la batteria di Calcagnile, che infondono identità ai brani in un dialogo variegato e ricco di tensione.
In questa scelta la leadership di Tossani si mostra intelligente e matura: il suo pianismo post-tayloriano crea col poderoso basso di Mangialajo un denso tessuto ritmico-armonico che fa da collante e supporto al fantasioso dialogo Succi-Calcagnile, che evita le secche di una ricerca d’avanguardia monocorde.
Il primo si alterna al contralto e al clarinetti spingendosi in avventurosi e pregnanti percorsi improvvisati (dove l’urgenza espressiva mutuata da Threadgill si fonde con le inflessioni ornettiane), il secondo dialoga da vero co-protagonista con quel drumming spezzato e interattivo che l’ha imposto tra i nuovi talenti italiani.
Difficile scegliere tra i brani, tutti interessanti, ma “Hip Hop Zero Up And Down” e “Translated Rooms” s’impongono per l’avvincente taglio ritmico e le brillanti dinamiche complessive.
Valutazione: 4 stelle ( **** )