https://www.musictraks.com/giancarlo-tossani-strange-spy-recensione/
Com’è nel costume di musictraks (Le nostre recensioni sono effettuate in diretta: ascoltiamo il disco e ne scriviamo, brano per brano) il commento Traccia per traccia
Dopo un’Intro che sembra servire soprattutto ad avviare la macchina, ecco tutti i rimbalzi sotterranei di A Lot of Hats, che armeggia e frigge con qualche riflesso industrial.
Precept Diversity apre le porte a una varietà di giochi sintetici che si allarga sempre più, lasciando sensazioni jazz.
Scivola sotto la superficie invece School Off, portandosi dietro piccoli battiti e armeggiamenti vari, operando soprattutto sul drumming.
Aphresis (to DFW) sembra spogliarsi di qualsiasi sentimento e vestirsi soltanto di battiti, prima che emergano suoni e poi anche voci che vanno ad affollare il brano.
Molto più “melodico” e fluido il discorso impostato da Unwise Veils, che lascia sempre spazio a simil-improvvisazioni di stampo jazz, ma su un tappeto sonoro più classico.
Pianoforte, minimalismo e piccole distorsioni costellano l’inquietante King to King.
Il pianoforte domina anche Disclosure, ma qui i sentimenti sono più pieni e l’atmosfera più oscura.
Situazioni estremamente vertiginose quelle messe in moto da The Still Point, una sorta di battaglia fra analogico ed elettronico.
Fun Angle torna alla fluidità precedente, inframezzata da battiti piuttosto pesanti e corposi.
Note in apparenza casuali quelle di Skipping indeed, con voci che contribuiscono con mormorii di fondo.
Con Retrochord ci si trasferisce al jazz club e ci si tuffa testa avanti in un flusso di note molto consistente.
Titolo beatlesiano per Blackbird, che cinguetta al piano con note alte e libere. Il disco chiude con un’Outro che lascia spazio al piano.
Un lavoro interessante e ricco di spunti, quello di Giancarlo Tossani, che si mette a giocare con macchine diverse ottenendo risultati spesso notevoli.