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Recensione “Nightrumor”: Fabrizio Versienti, Corriere del Mezzogiorno

  • 4 Novembre 2024
  • Giancarlo Tossani
  • · News · Press

Corriere del Mezzogiorno, 26/10/2024, Fabrizio Versienti

Casa Auand riapre i battenti coi cd di Tossani e Bearzatti

Con due uscite importanti per tutto il jazz italiano riapre i battenti casa Auand. L’etichetta pugliese di Marco Valente ha pubblicato quasi contemporaneamente Nightrumor, del pianista Giancarlo Tossani e del suo gruppo Synapser, e Behind Anatomy dell’inedito trio (Down Bit Duke) formato dal sassofonista Francesco Bearzatti con Stefano Risso e Mattia Barbieri. Due bei dischi, va detto subito, ricchi di motivi d’interesse e di soluzioni musicali ardite, caratterizzati da una costruzione molto attenta al dettaglio e da una sorta di estetica del frammento. Jazz, naturalmente, di quello più attuale e non euclideo, segnato dalla convivenza degli strumenti acustici con l’elettronica (più analogica nel caso di Tossani, decisamente digitale nel lavoro di Bearzatti). Ma procediamo con ordine.

Nightrumor è uscito (sia in digitale che in versione fisica nei negozi) la settimana scorsa. Tossani (come del resto Bearzatti) è stato vent’anni fa una grande scoperta di Valente, imponendosi subito per la maturità espressiva e per l’altissimo livello del suo gruppo, dove convivono forti personalità: Achille Succi a sassofoni e clarinetti, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria. Vent’anni dopo, parliamo sempre di Synapser, ancora attivo nella stessa identica formazione. Certo, sia Tossani che i suoi compari hanno coltivato altri progetti e frequentato altri musicisti, ma periodicamente il loro ritrovarsi è estremamente produttivo. Nightrumor allinea tredici brani originali, tutti scritti da Tossani, di lunghezza variabile tra 1 e 6 minuti. C’è quasi un’alternanza tra pezzi più aforistici, di struttura aperta, e composizioni più articolate, costruite per assemblaggio di frammenti, appunto, che s’incastrano secondo una logica quasi cubista, riscaldata da un senso ludico che rende enigmistici molti titoli, brevi o lunghi non importa. Infatti, Are We Not Drawn Onward to a New Era è perfettamente palindromo, così come Do Geese See God o Don’t Nod; letti al contrario non cambiano.

Il disco di Bearzatti & co., invece, Behind Anatomy, è da ieri nei negozi (ma da un mese era già on line), e vede il sassofonista e clarinettista friulano suonare con Mattia Barbieri alla batteria e Stefano Risso a contrabbasso, electronics e beats. Risso è anche l’autore degli otto brani del disco, spesso basati su arditi montaggi sonori; ispirazione è Anatomia di un omicidio, sia il film di Otto Preminger che la relativa colonna sonora di Duke Ellington, ma l’estetica prevalente è quella dell’hip hop, del frammento ritmico e melodico, applicata al jazz (Down Bit Duke, appunto). Il calore lo aggiunge Bearzatti con i suoi strumenti, sempre ispirati, eleganti e inclini al blues.

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